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3 cose che puoi fare per migliorare la Privacy

04-06-2022 20:50

Redazione Vox

3 cose che puoi fare per migliorare la Privacy

La censura sui social e la tutela della privacy sono argomenti che nelle ultime settimane hanno risvegliato l’interesse e la consapevolezza degli uten

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La censura sui social e la tutela della privacy sono argomenti che nelle ultime settimane hanno risvegliato l’interesse e la consapevolezza degli utenti sulle politiche disinvolte di non poche aziende della Silicon Valley, il cui obiettivo è, nel migliore dei casi, quello di fare profitto infiltrandosi nei nostri “device” per raccogliere ed analizzare, in maniera più o meno trasparente, i nostri comportamenti.

 

Brave, DuckDuckGo, Windows update blocker

Nel peggiore dei casi, quello di voler condizionare le nostre abitudini facendo leva su censura, blocchi, limitazioni e bonus. Quest’opera di condizionamento viene realizzata, nella pratica, con 2 meccanismi collaudati: il primo è quello dei premi & punizioni, come si fa con i bambini; il secondo è quello di creare un problema agli utenti per poi offrire la soluzione, che gli utenti accetteranno senza troppe resistenze, dato il momento di difficoltà causato dal problema stesso creato ad arte.

Inutile ritornare sul discorso social. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’obiettivo delle principali piattaforme social non è di migliorare le relazioni tra le persone, ma di monetizzare i dati generati dagli utenti. Ma non solo. Perché, in violazione dell'art. 21 della Costituzione, impediscono di fatto il libero scambio di opinioni, usando la rimozione dei contenuti, lo “shadow banning” e la limitazione e il blocco degli account.

E chi li difende, non si rende conto che la prossima bocca ad essere tappata potrà essere la sua.

 

Cosa fare per tutelarci?

Possiamo fare molto, a cominciare dall’abbandonare le piattaforme nemiche delle libertà. E tra le tante azioni a nostra tutela vogliamo suggerirne tre.

 

Brave

La prima riguarda l’utilizzo del browser, sia su pc, sia su smartphone, e il suggerimento è di sostituire Chrome con Brave. A differenza di Chrome, Brave è meno avido di memoria e blocca annunci e tracker. Ciò consente ai siti web di caricarsi molto più velocemente di Chrome. Di seguito è riportato un test di velocità tra Brave, Edge, Chrome e Firefox: https://www.youtube.com/watch?v=op7ge8EoQmo

 
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L’aumento della velocità di Brave è particolarmente evidente sui siti con tracciamento pesante (ad es. siti di notizie) e sui siti con annunci video che bloccano i contenuti (ad es. YouTube).

Per quanto riguarda la privacy, Brave blocca il tracciamento di terze parti. Su Chrome, inserzionisti come Google e Facebook tracciano gli utenti su quasi tutti i siti web. Bloccando i cookie di terze parti, Brave limita la quantità di dati che Facebook, Google e altre reti pubblicitarie possono raccogliere sulle nostre abitudini di navigazione. Il minore impegno di memoria e di dati si traduce anche in un risparmio della batteria, con una maggiore autonomia di smartphone e pc portatili. Inoltre Brave memorizza tutti i nostri dati di navigazione localmente sul computer, il che significa che possiamo eliminarli in qualsiasi momento. Brave è anche l’unico browser a supportare la navigazione Tor.

 

DuckDuckGo

Il secondo miglioramento proposto riguarda la sostituzione di Google, come motore di ricerca, con DuckDuckGo.

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Chi utilizza Google per la ricerca di argomenti controversi (Covid, vaccini, Trump, deep-state, ecc.) si sarà accorto da tempo che i risultati forniti da Google presentano solo le fonti conformi alla narrazione ufficiale, omettendo o retrocedendo gli altri risultati non allineati al pensiero unico. Questo accade sia in Google, sia in Google News, sia per YouTube, che è parte dello stesso network.

Non si tratta di complottismo. Basta fare qualche ricerca sugli argomenti citati e comparare i risultati di Google e di DuckDuckGo per rendersene conto. Basterebbe questo per far decidere l’abbandono di Google, ma la differenza fondamentale tra Google e DuckDuckGo è che Google tiene traccia della nostra privacy e registra le nostre ricerche, mentre DuckDuckGo non tiene traccia della privacy, né salva la cronologia delle ricerche. DuckDuckGo, inoltre, filtra automaticamente tutti quei contenuti che presentano una quantità eccessiva di pubblicità, ritendendoli non utili allo scopo della ricerca di un potenziale utente. Non dimentichiamo che Google ha un suo network di siti sui quali vende pubblicità. E privilegiare l’accesso a questi siti, nel caso di annunci PPV (pay per view), significa guadagnare di più, a discapito dell'efficacia della ricerca.

 

Windows Update Blocker

Il terzo ed ultimo suggerimento riguarda gli utenti Windows. Tre anni or sono, Microsoft ha deciso di imporre una politica “bulgara” nella gestione degli aggiornamenti di sistema: “Windows Update” (WU) non si può più disabilitare, e agli utenti viene data al massimo la scelta di ritardare l’installazione degli update. Anche sospendendo gli aggiornamenti, in ogni caso, dopo qualche settimana WU è programmato per riattivarsi da solo e connettersi ai server di Microsoft che l’utente lo voglia o meno.

Questa policy di Windows Update è sbagliata, anzi peggio, è estremamente pericolosa, e le cronache di questi anni ce lo dimostrano in tutta la loro drammaticità: a volte le patch obbligatorie interferiscono col funzionamento di software indispensabili, o le major update forzano il passaggio a una nuova versione di Windows non ancora pienamente compatibile con il nostro hardware. Su Google la domanda "come bloccare gli aggiornamenti di Windows 10" è una delle più gettonate.

Ma c’è di peggio. Considerato che Microsoft è parte di quel network di aziende che hanno finanziato la campagna di Biden (1) e che appoggiano l’instaurarsi del Nuovo Ordine Mondiale, esiste la possibilità che i futuri aggiornamenti (se non addirittura quelli già installati nei nostri pc) possano contenere programmi “silenti” per spiare le nostre attività e per bloccare i computer di chi, a giudizio di Microsoft, si comporta male. Per chi non lo sapesse, già oggi nei nostri pc è attivo il task “servizio piattaforma protezione software microsoft” che si attiva se viene rilevata un’incongruenza (reale ma spesso solo presunta) nelle licenze software. Unico scopo di questo task è di rallentare il pc dell’utente, ma non solo sui software Microsoft, (e già questo sarebbe discutibile), ma su tutti. Anche su quelli, regolarmente acquistati, di altri produttori. E stranamente questo malware non viene rilevato da alcun programma antivirus. Viene da chiedersi quale connessione esista tra Microsoft ed i produttori di software antivirus…

Ma torniamo agli aggiornamenti Windows. Fortunatamente, per chi preferisce riprendere il controllo del proprio pc (pagato con i nostri soldi e non omaggiato da Microsoft), personalizzando gli aggiornamenti del proprio sistema operativo, il mercato delle utility freeware di terze parti ci viene in aiuto.

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Una delle utility freeware più efficaci in tal senso si chiama Windows Update Blocker (WUB). Come si evince chiaramente dal nome, WUB è un tool nato con l’unico scopo di bloccare gli aggiornamenti di Windows. Una volta scaricata l’ultima versione disponibile (www.sordum.org/downloads/?st-windows-update-blocker) e lanciato l’eseguibile (il tool non necessita di installazione), WUB presenta la finestra da cui possiamo agire sulla configurazione degli aggiornamenti: a questo punto il servizio di WU dovrebbe risultare ancora abilitato. Per bloccare gli update dovremo quindi scegliere l’opzione “Disable Service”, spuntando anche la casella “Protect Service Settings” e impostando le nuove opzioni tramite il pulsante Apply Now. Per riabilitare, all'occorrenza, gli aggiornamenti si usa lo stesso tool.

È bene precisare che con il blocco degli aggiornamenti rinunciate ad aggiornamenti di sicurezza che potrebbero anche essere importanti. Tuttavia, da informazioni raccolte, finora le problematiche più gravi sono dovute più agli aggiornamenti di Windows, piuttosto che dai mancati aggiornamenti. Ovviamente tenete sempre aggiornato l’antivirus.

 

(1) https://www.oltre.tv/biden-uomo-voluto-sistema-finanziatori-campagna/