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Le verità nascoste

15-06-2022 14:26

Redazione Vox

Le verità nascoste

Da quasi un secolo il mondo crede che nel 1918 un virus sconosciuto (la spagnola) uccise milioni di persone. Peccato che le cose andarono diversamente.

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Chiedete al vostro medico, o agli autobattezzati divulgatori scientifici che infuriano nelle latrine televisive, pagati da noi, quali furono le cause dell’elevata mortalità dell’influenza spagnola che nel 1918 ha registrato almeno 50 milioni di morti nel mondo. Siamo certi che tutti risponderanno che fu a causa dell’elevata potenza e “viralità” del virus.

Peccato che le cose andarono diversamente.

 

E le analogie con quanto accaduto dovrebbero, se non aprirci gli occhi, per lo meno far sorgere qualche dubbio sulla gestione dell’attuale situazione sanitaria.

 

1918 l'influenza spagnola

Da quasi un secolo il mondo crede che nel 1918-1919 un virus sconosciuto e virulento fosse spuntato dal nulla uccidendo milioni di persone. Per mettere a tacere per sempre questo falso mito sono state pubblicate due relazioni: la prima nel 2008 e la seconda nel 2009.

La prima relazione è stata diffusa dall’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (NIAID) e riportata su The Journal of Infectious Diseases:

I risultati batteriologici e istopatologici delle serie di autopsie pubblicate implicavano in modo evidente e coerente una polmonite batterica secondaria causata da comuni batteri delle vie aeree superiori nella maggior parte delle vittime dell’influenza.” Batteri, non virus!

Secondo le ricerche rivelate da William Engdahl, le persone erano state uccise da un batterio comune che si trova nel tratto respiratorio superiore: “I decessi della grande pandemia del 1918 – da 20 a 40 milioni in tutto il mondo – NON erano dovuti all’influenza o a un virus, ma alla polmonite causata da un’estesa infezione batterica.

 

Le ricerche di Karen Starko

Il comunicato stampa del NIAID non precisa che cosa causò le infezioni batteriche, ma lo fanno le ricerche della Dott.ssa Karen Starko del Boston City Hospital. Secondo gli studi la causa fu l’aspirina, ipotesi che combacia perfettamente con le ricerche del NIAID sulla polmonite causata da infezioni batteriche estese, e prosegue spiegando anche l’estrema rapidità dei decessi: “La mortalità era indotta da due sindromi clinico-patologiche che si sovrapponevano: inizialmente una grave condizione simile al distress respiratorio acuto (ARDS), che si stima abbia causato il 10-15% dei decessi, e in seguito una “superinfezione” polmonare batterica aggressiva, che era presente nella maggior parte dei decessi.

 

Osservando i dati sui deceduti, la Starko ha notato che risultavano evidenti due gruppi che si distinguevano in base a un arco temporale molto significativo fra l’inizio della malattia e la morte:

1. Persone morte di polmonite a causa di un’infezione batterica, che si ammalavano e si aggravavano progressivamente fino al decesso;

2. Persone colte da sintomi improvvisi che portavano a una morte rapidissima, spaventoso emblema dell’influenza del 1918: perfettamente sane il mattino, morivano nel giro di poche ore.

 

In entrambi i gruppi, è l’aspirina il probabile fattore causativo. Per il primo gruppo, quello della polmonite, l’aspirina sopprimeva il sistema immunitario, consentendo alle infezioni batteriche di attecchire. Per il secondo gruppo, in cui la morte giungeva rapidamente, i sintomi erano coerenti con il sovradosaggio da aspirina, accompagnato da morte rapida.

La tossicità del salicilato spesso viene sottovalutata perché la dose è considerata irrilevante e perché i sintomi (iperventilazione, vomito, sudorazione, mal di testa, sonnolenza, confusione, dispnea, agitazione, epistassi, vertigini, edema polmonare, emorragia) sono aspecifici. Nel 1918, era quasi impossibile differenziare, dal punto di vista patologico o clinico, un’intossicazione progressiva da salicilato da un’infezione: “La dispnea dura da poche ore a un giorno […] seguita da collasso respiratorio, collasso circolatorio, convulsioni e morte”.

 

Il dosaggio tossico

Riassumendo, appena prima del picco di mortalità del 1918, l’aspirina veniva raccomandata in quantità almeno sette volte maggiore rispetto al massimo consentito attualmente, dunque potenzialmente tossici e causativi di edema polmonare, e dunque potrebbe aver contributo alla mortalità generale della pandemia e a molti dei suoi misteri.

La mortalità nei giovani adulti si potrebbe spiegare con la maggiore disposizione a usare le nuove terapie consigliate e con la presenza di giovani in situazioni di trattamento standardizzate (ambienti militari). La bassa mortalità fra i bambini si può spiegare come conseguenza del minore uso di aspirina. Il principale testo di pediatria del 1918 raccomandava l’idroterapia, e non il salicilato, per la febbre.

 

Da quel momento in poi, le autorità mediche, le agenzie sanitarie e i governi internazionali hanno attribuito la mortalità a un virus spaventosamente virulento. La loro opinione ha posto le basi per creare la fobia di una grande minaccia: la prospettiva di future pandemie di pari virulenza, in grado di uccidere milioni di persone in tutto il mondo. Sono nate nuove agenzie, sono stati sviluppati piani internazionali e leggi d’emergenza per le pandemie, con tanto di supporto militare. Miliardi di dollari sono stati investiti per trovare un vaccino che potesse proteggere il mondo da una possibile ricomparsa dell’influenza spagnola del 1918.

Eppure il NIAID ha detto che non ci sono prove che si trattasse di influenza e che invece il responsabile era un comune batterio respiratorio. Il lavoro della Starko supporta questa idea e offre una prospettiva scientifica su come sia stata probabilmente l’aspirina a causare i due tipi di decessi ricorsi nel 1918-1919, ovvero uno lento e uno incredibilmente rapido.

Dato che i milioni di morti del 1918-1919 appaiono correlati a un’applicazione errata della panacea farmaceutica di allora (aspirina) e che i vaccini sono la panacea farmaceutica di oggi, e si parla di renderli obbligatori per legge, conoscere la situazione del 1918-1919 è essenziale.

 

Il business di Bayer

Il New York Times del 12 ottobre 2009 riportava:

Nel febbraio 1917, Bayer perse il brevetto sull’aspirina per l’America, aprendo le porte di un redditizio mercato farmaceutico a molti altri produttori. Bayer reagì con una campagna pubblicitaria insistente che celebrava la purezza del marchio, proprio quando l’epidemia stava raggiungendo il picco”.

Secondo Karen Starko: “La reclamizzazione dell’aspirina nell’agosto 1918 e una serie di raccomandazioni ufficiali per l’uso dell’aspirina a settembre e all’inizio di ottobre, precedettero il picco di mortalità dell’ottobre 1918”.

"Il numero di decessi negli Stati Uniti aumentò bruscamente, con un primo picco fra gli uomini della Marina alla fine di settembre, poi fra quelli dell’Esercito all’inizio di ottobre e, infine, fra la popolazione generale alla fine di ottobre.”

Lo stesso articolo del New York Times diceva anche: “Venivano prodotte confezioni di aspirina che non recavano avvertenze sulla tossicità e fornivano poche indicazioni di utilizzo. Nell’autunno del 1918, di fronte a una diffusissima malattia mortale per la quale non si conoscevano cure, l’Esercito degli Stati Uniti raccomandò l’aspirina come trattamento sintomatico, e i corpi militari acquistarono grosse quantità del farmaco".

 

Omeopatia e rimedi naturali

L’omeopatia rappresentava una minaccia per i profitti dell’industria farmaceutica. E come se non bastasse, i medici omeopati criticavano tutta la classe dei farmaci sintetici a base di catrame, vera e propria base dell’industria farmaceutica.

Per contro, usando solo sostanze naturali (e quindi non brevettabili), gli omeopati salvarono le vite di quasi tutti i pazienti che si erano rivolti a loro durante la calamità del 1918-1919.

Questo dato minacciava di svelare che le nuove medicine sintetiche a base di catrame (derivate dalla potente industria petrolifera), la base stessa di un nuovo gigantesco settore di investimenti, erano in realtà disastrose dal punto di vista medico. Bisognava evitarlo.

 

Nell’articolo “La storia del cartello farmaceutico”, la Rath Health Foundation riportava che nel 1918:

La Fondazione Rockefeller [di lì a poco collegata alla Bayer] usò l’epidemia di Influenza spagnola – insieme ai mass media (di cui all’epoca aveva già il controllo) – per iniziare una caccia alle streghe contro ogni forma di medicina che non fosse coperta dai propri brevetti.”

 

Come riportato nel capitolo “Storia dell’industria farmaceutica”:

La Fondazione Rockefeller era l’organizzazione di facciata per una nuova iniziativa di business globale… Questa nuova iniziativa prese il nome di business degli investimenti farmaceutici. Le donazioni della Fondazione Rockefeller andavano solo alle scuole di medicina e agli ospedali, che erano diventati evangelizzatori dei farmaci sintetici e brevettati".

In quell’epoca vennero scoperte le prime vitamine. Diventò ben presto evidente che queste molecole naturali avevano proprietà benefiche in grado di salvare delle vite e potevano prevenire diversi disturbi cronici.

Tali molecole naturali avevano solo uno svantaggio: non erano brevettabili. Così, già nei primi decenni della sua esistenza, il business degli investimenti farmaceutici affrontava una minaccia mortale: le vitamine e altri micronutrienti pubblicizzati dai programmi per la salute pubblica avrebbero impedito lo sviluppo di qualsiasi grosso business di investimento basato su farmaci sintetici brevettati.

Per promuovere l’accettazione pubblica della “nuova medicina”, i media controllati dai Rockefeller usarono l’epidemia di Influenza spagnola del 1918 per lanciare una campagna contro tutte le forme di medicinali senza brevetto e screditarle come “non scientifiche”. Vi ricorda qualcosa?

 

Nei successivi 15 anni, praticamente tutte le scuole di medicina degli USA, tutti gli ospedali importanti e, soprattutto, la American Medical Association diventarono parte di questa strategia per allineare l’intero settore sanitario sotto il controllo del business degli investimenti farmaceutici.

Questa caccia alle streghe, in cui Bayer riveste un ruolo di spicco, ha una storia lunga e cruenta che continua ancora oggi, mentre il settore farmaceutico ricorre a misure draconiane. Basti citare la messa al bando di tutti i rimedi erboristici in Europa (https://bit.ly/3GayWXx) a partire dal maggio 2011; i tentativi di criminalizzare gli omeopati e tutti gli specialisti in medicina naturale nella Carolina del Nord; fino al divieto, del dicembre 2010, di produrre vitamina C per somministrazione endovena (protocollo antitumorale); e al piano per bandire in Australia migliaia di comuni piante da giardino.

Vista l’epica battaglia che l’industria farmaceutica ha ingaggiato contro i rimedi naturali, è chiaro che miri anche a occultare la verità sulla pandemia del 1918-1919: cioè che l’industria farmaceutica ha ucciso milioni di persone, mentre le cure naturali hanno salvato molte vite.

 

Perché anche oggi le autorità sanitarie persistono con questa mistificazione nonostante le prove dimostrino il contrario? Ecco alcune motivazioni:

● L’eliminazione delle prove per cui nel 1918 furono efficaci solo i trattamenti naturali;

● La copertura della responsabilità di Bayer, dell’aspirina e dell’industria farmaceutica per i decessi;

● La vendita di miliardi di farmaci antivirali e lo sviluppo di vaccini;

● Il maggior potere finanziario dell’industria farmaceutica per controllare i media e influenzare la politica;

● L’aumento delle malattie e dei decessi dovuti ad agenti chimici farmaceutici, uno dei maggiori fattori di rischio;

● La spaventosa dipendenza dalle “autorità mediche esperte” e dalle “soluzioni” complesse e costose per salvare le persone;

● Il conferimento di autorità illimitate alle agenzie regolatrici statali per “proteggere” il pubblico dai prodotti naturali;

● L’uso dello spettro di milioni di morti come giustificazione per annullare i diritti umani e per “proteggere” i cittadini;

● Il potenziamento dell’industria farmaceutica verso un monopolio globale incontestato della salute (vita e morte);

● L’industrializzazione, commercializzazione e militarizzazione della “malattia”;

● Una porta aperta per l’uso di una “emergenza pandemia” per giustificare la legge marziale.

 

Fonti:

- Bakalar in 1918 pandemic, another possibile killer: Aspirin (New York Times 12 ottobre 2009).

- D. M. Morens e A. S. Fauci, The 1918 influenza pandemic: insights to for the 21est Century in The Journal of Infectious Desases, 195, 7, 1 aprile 2007.

- Studio di K. Starko: Salicylates and pandemic influenza mortality, 1918–1919 pharmacology, pathology, and historic evidence, in Clinical Infectious Diseases, Oxford University, 49.9 (2009): 1405-1410.

- NEXUS New Times n° 106

- https://blog.oggitreviso.it/controcorrente/la-spagnola-influenza-e-laspirina-ii/

- Pietro Ratto – L’industria della vaccinazione - Bibliotheka Edizioni, 2020