Dengvaxia: il vaccino maledetto
Nel dicembre 2015 il presidente delle Filippine, Benigno Aquino, negoziò un accordo con la casa farmaceutica Sanofi per l’acquisto di 3 milioni di dosi di Dengvaxia, il primo vaccino approvato contro la dengue. Il progetto era vaccinare un milione di alunni di 9 anni con 3 dosi di vaccino ciascuno, per proteggerli dalle conseguenze peggiori della malattia: shock, collasso degli organi interni e morte.
La sola fornitura sarebbe costata 57,5 milioni di dollari, in pratica più di tutto il programma nazionale di vaccini per il 2015. Avrebbe raggiunto meno dell’1% dei circa 105 milioni di residenti nel paese. E anche se si stimava che in media nelle Filippine ne morissero circa 750 persone all’anno, la dengue non rientrava neanche tra le prime dieci cause di mortalità. Tra le malattie infettive, polmonite e tubercolosi mietevano molte più vittime.
I rischi del vaccino
Fu a quel punto che, leggendo con attenzione una relazione di Sanofi sulle sperimentazioni cliniche del Dengvaxia, alcuni epidemiologi filippini trovarono seri motivi di preoccupazione.
Tra i bambini dai 2 ai 5 anni, quelli che avevano ricevuto il vaccino avevano una probabilità 7 volte maggiore rispetto ai bambini non vaccinati di essere ricoverati per dengue grave nei 3 anni dopo l’inoculazione. In pratica, esisteva la possibilità che per alcuni bambini peggiorasse la malattia.
Nel marzo 2016 gli epidemiologi e altri professionisti del settore medico, scrissero all’allora ministro della Salute, facendo notare che il vaccino poteva essere rischioso per alcuni bambini e che probabilmente sarebbe stato più saggio attendere un vaccino più sicuro.
In risposta, il gruppo consultivo sui vaccini dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), che fornisce le linee guida sulle pratiche di vaccinazione ai paesi, aveva affermato in un documento informativo su Dengvaxia che i ricoveri in ospedale di bambini inoculati, se osservati nell’arco di più anni, non erano statisticamente significativi.
Per ragioni sconosciute, ma facilmente intuibili, le autorità filippine NON obbligarono Sanofi a presentare i risultati degli studi di farmacovigilanza. L’inserimento di un nuovo prodotto farmaceutico nel programma sanitario nazionale di solito richiedeva circa 5 anni, ma il programma di vaccinazione contro la dengue fu avviato subito, nell’aprile 2016.
Rileggete le tempistiche e vedete se vi ricorda qualcosa.
Il pericolo di ADE
A quel punto gli epidemiologi filippini continuarono per mesi a rivolgersi inutilmente alla stampa e postarono su Facebook un video in cui, sulla base della teoria del “potenziamento dipendente dall’anticorpo” (ADE), si avvertiva che nei bambini che non erano mai stati affetti da dengue in precedenza, il vaccino poteva rendere più letale del solito un successivo contagio. Per tutta risposta gli scienziati vennero bollati come “complottisti”, con l’avvertimento che i medici che avessero preso parte alla “disinformazione” su Dengvaxia sarebbero stati responsabili di ciascuna morte per dengue che si sarebbe potuta prevenire con il vaccino.
Le cose rimasero così fino al 2017, quando Sanofi pubblicò un avvertimento: Dengvaxia non doveva essere somministrato agli individui che non erano mai stati contagiati dalla dengue. Prima ammissione dell'inefficacia del vaccino.
Un mese dopo l’OMS pubblicò nuove linee guida in cui raccomandava il vaccino solo a chi avesse “un precedente contagio di dengue documentato”. A fine 2017 le Filippine bloccarono il programma di vaccinazione, mentre genitori e stampa reagivano con furia man mano che aumentavano le segnalazioni di decessi di bambini. Ma purtroppo erano già stati vaccinati più di 830.000 bambini.
La situazione oggi
Oggi le Filippine non hanno ancora completato l’inchiesta sulle morti dei bambini vaccinati, né Sanofi ha ancora pubblicato la relazione finale sui 6 anni di sperimentazione clinica.
Ma sulla base dei dati ricavati dalle sperimentazioni di Sanofi si è calcolato che nelle Filippine potrebbero essere ricoverati per dengue potenziata dal vaccino più di 4.000 bambini, mentre più di 600 bambini sono già morti a causa del vaccino e continuano a morire.
Nel 2019 sia il Senato che la Camera dei Rappresentanti delle Filippine hanno raccomandato che il presidente Aquino e il ministro della salute fossero messi sotto accusa ai sensi della legge anticorruzione, per irregolarità negli appalti per la fornitura del vaccino. Le famiglie di una trentina di bambini deceduti hanno avviato procedimenti penali contro il ministero e altri funzionari filippini, accusandoli di negligenza e irresponsabilità assimilabili all’omicidio e alla tortura.
Lo ripetiamo: che questa infausta esperienza non venga dimenticata dall’attuale comunità scientifica che ha la responsabilità della gestione degli attuali vaccini in Italia, affinché non si ripetano errori già commessi in passato, per i quali a pagare potrebbero essere le categorie più deboli della popolazione.